Nativi e Immigrati Digitali
Vivere nella seconda esplosione tecnologica
Si parla di seconda esplosione tecnologica per indicare la massiccia diffusione di nuove tecnologie della comunicazione degli ultimi decenni. La prima esplosione tecnologica è quella avvenuta tra XIX e XX secolo, che ha visto comparire uno dopo l’altro vari media, dalla stampa di massa al telegrafo, il telefono, il cinema, la radio, la televisione. I media della seconda esplosione tecnologica sono particolari, perché basati sull’informatica: fondono comunicazione a distanza e tecnologie informatiche. Perciò si parla di ICT, Information Communication Tecnology (tecnologia dell’informazione e della comunicazione). Sono tecnologie che hanno portato una serie di innovazioni dall’e-commerce, all’home banking, i siti web, i blog, le video conferenze, le riunioni online, i social network. Tutte queste innovazioni tecnologiche hanno cambiato significativamente la nostra vita, perché molti di noi hanno cominciato a fare cose che prima non facevano, che li impegnano, consentono attività prima non pensabili, modificano modi di pensare e rapportarsi agli altri. Com’è vivere durante la seconda esplosione tecnologica? Quali effetti hanno i cambiamenti tecnologici sulle persone? Influiscono su tutti allo stesso modo? Ci sono differenze legate all’età?
Un gap generazionale?
Un gap generazionale?
Una convinzione diffusa è che ci sia un gap generazionale, una differenza significativa tra le persone nate e cresciute in piena esplosione tecnologica, quelle nate prima e divenute adulte durante l’esplosione tecnologica e quelle che l’hanno conosciuta da adulti o in età avanzata. Comunemente si pensa che chi è nato e cresciuto nell’esplosione tecnologica abbia maggiore capacità di adoperare le nuove tecnologie della comunicazione e anche un diverso modo di apprendere, di pensare, di rapportarsi agli altri e vivere in società. Nativi digitali (digital natives) e generazione net (net generation) sono le espressioni più usate per indicare questa generazione diversa dalle precedenti, perché si è trovata fin dall’inizio immersa nel mondo delle nuove tecnologie. Gli altri, quelli nati prima, vengono spesso chiamati immigrati digitali (digital immigrants).
© Da AUSTRALIAN FinTech
Il panico morale suscitato dai nativi digitali
L’idea che i nativi digitali siano radicalmente diversi dagli altri è divenuta popolare e ha suscitato preoccupazioni per l’educazione e l’istruzione. Possono genitori e docenti delle generazioni precedenti rapportarsi efficacemente ai nativi digitali? Dobbiamo ripensare metodi educativi e didattici? Tre studiosi australiani di scienze dell’educazione, Sue Bennett, Karl Maton e Lisa Kervin, in un articolo del 2008 osservano che l’idea dei nativi digitali ha fatto pensare che educazione e istruzione siano in crisi e ha suscitato una sorta di “panico morale”. Governi e istituzioni scolastiche si sono affrettati a cercare di prendere contromisure e fare riforme. Ma è fondata l’idea che ci sia un gap generazionale tra nativi digitali e persone nate e vissute prima dell’esplosione tecnologica? Forse no.
A leggere lo scrittore Marc Prenski, che ha coniato l’espressione nativi digitali, sembrerebbe ragionevole che il gap ci sia e che dobbiamo seriamente interrogarci sull’educazione e l’istruzione delle nuove generazioni. Trovo incredibile – scrive Prenski – che in tutto il clamore e i dibattiti di questi giorni sul declino dell’educazione negli Stati Uniti ignorino la più importante delle sue cause. I nostri studenti sono cambiati radicalmente. Gli studenti di oggi non sono più le persone per insegnare alle quali il nostro sistema educativo è stato progettato [...] Hanno trascorso le loro vite circondate da tecnologie e adoperando computer, video giochi, lettori di musica digitale, videocamere, telefoni cellulari e tutti gli altri giocattoli e strumenti dell’era digitale [...] Giochi per computer, email, Internet, telefoni cellulari e instant messaging sono parti integranti della loro vita.
Quel che dice Marc Prenski è intuitivo, ma la ricerca scientifica ha dimostrato che certe convinzioni sui nativi digitali e sui problemi della loro educazione e istruzione sono semplicistiche: miti più che realtà.
Ma la ricerca scientifica mostra un quadro più complesso
Sono stati condotti numerosi studi comparativi tra coorti. Per coorte si intende solitamente un insieme di individui nati nella stessa data. Confrontando coorti nate durante l’esplosione tecnologica e coorti nate prima, è emerso che la differenza non è così netta. Ad esempio, i nativi digitali nel complesso non mostrano di usare estesamente e in modo talentuoso le nuove tecnologie. La maggior parte di loro adopera una gamma limitata di tecnologie e non ne trae molti benefici che potrebbe trarne. D’altra parte quelli delle coorti nate prima dell’esplosione tecnologica nel complesso non appaiono molto diverse: c’è chi sfrutta molto le nuove tecnologie e chi no. C’è anche chi le usa poco o niente, ma è errato il luogo comune che gli anziani ne sono tagliati fuori. A volte sono sorprendentemente abili e capaci di farle fruttare. Il punto è che il modo in cui le persone si rapportano alle nuove tecnologie non dipende solo da quando sono nate, dal fatto di essere nativi digitali o no. Entrano in gioco molti fattori, come il grado d’istruzione, la famiglia di appartenenza, l’ambiente sociale in cui si vive, le risorse di cui si dispone, il modo in cui si vivono le varie fasi della vita, le vicende della vita che possono spingere o meno a servirsi delle tecnologie. Ad esempio, le persone con più alto livello di istruzione sono più portate a usare le nuove tecnologie in un’ottica di “capitalizzazione”, cioè per accrescere il proprio capitale di competenze, sia acquisendo conoscenze utili nella vita (sanitarie, legali, psicosociali, ecc.), sia allargando il raggio di tecnologie (device, software, Content Management System, ecc.) di cui servirsi all’occasione. In questo, a parita ̀di istruzione, i nati prima dell’esplosione tecnologica in genere superano i nativi digitali.
Si direbbe ingenuo pensare che l’impatto che hanno su di noi le nuove tecnologie dipenda semplicemente da quando siamo nati. Quando afferriamo questo, capiamo anche che non dobbiamo preoccuparci eccessivamente per il problema dell’educazione e dell’istruzione. Non è detto che un docente sia meno avvezzo a servirsi delle nuove tecnologie rispetto ai suoi allievi e, se tra loro c’è un divario, può sempre essere superato. Che dire in conclusione? Le persone che vivono nella seconda esplosione tecnologica risentono di questa trasformazione storica. Ne risentono in modo diverso, non solo a seconda di quando sono nate, ma anche a seconda delle condizioni sociali in cui vivono e delle vicende della loro vita.