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Il problema della democrazia

Loader e Mercea (2011) sintetizzano bene il problema della democrazia: i nuovi media hanno fatto nascere speranze di una maggiore partecipazione democratica, ma le ricerche empiriche le hanno ridimensionate. Diversamente dall'antica democrazia ateniese, le moderne democrazie non sono dirette. C'è perciò il problema della rappresentanza: il cittadino delega i governanti che vengono eletti e non ha modo di controllare quello che fanno durante il mandato. Ce lo fa cogliere bene Rousseau, che dice: popolo sovrano di tanto in tanto e suddito sempre. Locke, il teorico della democrazia moderna, aveva pensato che una soluzione può essere il trust, un sistema che consente di instaurare rapporti fiduciari tra cittadini e governanti. Ma come instaurare rapporti del genere? Questo è di fatto difficile, specie nelle democrazie maggioritarie, dove l'eletto resta distante dal cittadino. Per altro nelle proporzionali la vicinanza con il cittadino ha in genere i difetti del clientelismo.

Grazie ad internet ed ancor più con i social, le persone possono collegarsi in rete. Questo ha alimentato il sogno di una sorta di democrazia diretta digitale: l'idea che il popolo si confronti sulle decisioni politiche da prendere e dialoghi con i governanti, arrivando così a una gestione condivisa. 

Già negli anni '90 il filosofo francese Pierre Lévy, aveva pensato che i forum possono essere uno strumento per arrivare a scelte politiche condivise.

...non si parteciperebbe più -scrive- alla vita della città in massa, facendo numero, o conferendo maggiore legittimità ad un portavoce, ma creando la diversità, animando il pensiero collettivo, contribuendo alla elaborazione e soluzione di problemi comuni. 

Secondo Lévy internet consentirebbe di risolvere il problema della rappresentanza e fornendoci gli strumenti per arrivare a una democrazia diretta.

...l'ideale della democrazia -scrive- non è l'elezione dei rappresentanti, ma la partecipazione della maggior parte del popolo alla vita della città.

I primi entusiasmi suscitati da Lévy sono stati ridimensionati da critiche e ricerche empiriche. Con l'avvento dei social però l'ideale è tornato in auge. Comunque nuove critiche e nuove ricerche empiriche li hanno spenti. Come mai?

Le ricerche empiriche dimostrano che nei fatti il grosso delle persone non partecipa ai confronti digitali sulla politica. Pensare che la gente alle prese coi problemi quotidiani si impegni in dibattiti telematici di politica è un'utopia. Da una metanalisi di Boulianne (2015) condotta su 36 studi risulta che internet non incoraggia la partecipazione democratica, ma tende a orientare verso altri interessi. Il fatto che quelli che si impegnano nei dibattiti politici via internet sono una minoranza, invita alla cautela: c'è il rischio che una minoranza che dà vita a un parlamento digitale si arroghi il diritto di rappresentare il popolo. 

C'è un altro problema: ammesso che le persone si intrattengano a fare un parlamento digitale, non hanno il potere e quindi non possono attuare quello che pensano e decidono, cioè governare. Anche qui abbiamo un rischio: che chi ha il potere si serva dei parlamenti digitali per rafforzarlo. La cosa era stata già fatta notare dai critici alla fine degli anni '90. Maldonado (1997) paventava il rischio che politici o aspiranti politici pilotassero i dibattiti collettivi per favorire la propria ascesa politica. Altri hanno evidenziato che a pilotare potrebbero essere interessi economici.

Forse il punto più importante è che l'utopia del parlamento digitale non tiene conto di che cos'è realmente la democrazia. In effetti, almeno come ideata da Locke, è semplicemente un sistema per prendere decisioni evitando i conflitti. Si tratta di un modo di vedere ragionevole, dato che, come dimostra il teorema di Arrow, non è possibile conciliare le preferenze di tutti. Anche l'antica democrazia ateniese non era quell'ideale che a volte le visioni utopiche ci rappresentano. Ci basta ricordare la critica di Platone, che la paragona a un mantello variopinto. Se ci pensiamo è ovvio dato che vale il teorema di Arrow. 

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Loader, B.D. & Mercea, D. (2011) Networking democracy? Social media innovation in partecipatory politics.  Information, Communication and Society 14(6), 757-769.

Boulianne S. (2015) Social media use and partecipation: a metanalysis of current research. Information Information, Communication and Society 18 (5), 524-538.

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